Un altro problema apparentemente banale era la mancanza di condivisione delle informazioni all’interno del team. Mancava un singolo luogo in cui fosse possibile, per tutte le persone coinvolte nelle attività di gestione, vedere la data di fine prevista per i progetti, quali fossero le persone coinvolte, quale la disponibilità settimanale dei diversi lavoratori, la loro allocazione e molto altro.
Uso il termine “apparentemente” perché può essere facile pensare che questi problemi siano risolvibili aggiornando con frequenza un qualsiasi strumento o documento condiviso, in cui andare a inserire i dati manualmente.
Tuttavia, se chi deve inserire questo dato non percepisce in prima persona un vantaggio nel fare questo lavoro e se il vantaggio non abilita altri processi, è facile che non si inneschi un'abitudine e che questo metodo sia destinato a fallire. Inoltre se il mancato o l’errato aggiornamento di un'informazione non ha conseguenze tangibili (siano anche molto semplici) questa operazione perde di rilevanza nel tempo e presto si tenderà ad abbandonarla.
La ricerca di una soluzione
L’adozione di un software custom da parte di un'azienda che, come noi, produce proprio software custom potrebbe sembrare una scelta scontata, ma non è così. In realtà la decisione di costruire da zero il nostro software è arrivata solo dopo mesi di sperimentazioni e fallimenti con altre soluzioni già presenti sul mercato.
Nel tempo, mentre la percezione dei problemi si consolidava, ricercavamo soluzioni parziali che alla fine non si rivelavano soddisfacenti. Abbiamo inizialmente provato ad utilizzare i dati che già avevamo a disposizione inserendoli sul software di project management che già utilizzavamo per i vari progetti, ma non erano abbastanza precisi.
Abbiamo quindi provato un’approccio No Code (con strumenti come Airtable) e poi molti dei Software as a Service disponibili per chi opera nel nostro settore (Wrike, Instagantt, TeamGantt, Ganttpro, Wethod, Float, Teamwork, Teamdeck e molti altri).
L’approccio No code è stato utile solamente per comprendere meglio le nostre esigenze e formalizzare alcuni processi interni che non erano abbasta definiti. Airtable è uno strumento eccezionale e che utilizziamo spesso, ma che in questo caso abbiamo abbandonato quasi subito. Il tentativo di utilizzare uno strumento del genere tuttavia ci ha spinto a ragionare in maniera approfondita su quali fossero le informazioni rilevanti, quale dovesse essere la loro fonte e come avremmo dovuto organizzarle.
Esplorando i SaaS in particolare ci siamo scontrati con 4 ordini di problemi:
Eccesso di funzionalità non necessarie e non utili nel nostro caso specifico.
Curve di apprendimento abbastanza lunghe per poi scoprire i limiti di questi strumenti solo dopo alcuni giorni di utilizzo intensivo.
Costante sensazione di non potersi adattare ad esigenze future che ancora non si conoscevano.
Presenza costante della personalità di chi ha costruito il prodotto.
Quest’ultimo punto in particolare è molto rilevante: creando dei software per settori non completamente codificati e standardizzati, si va inevitabilmente a definire e imporre un modo di fare le cose, frutto dell’esperienza di chi l’ha progettato. Non sempre l'approccio di chi ha pensato il software è condiviso o si adatta a contesti differenti.
La risposta: il software custom